giovedì 16 aprile 2015

VOLONTARIATO E ANTIMAFIA SOCIALE A "CASA MACONDO" // VOLONTARIAT ET ANTI-MAFIA SOCIALE A' "CASA MACONDO"




  Il campo di Libera International a Favignana / Le chantier de Libera International à Favignana

Impegno sociale, educazione informale, volontariato, dibattiti, cineforum, comprensione dei fenomeni mafiosi in Sicilia e in particolare nella provincia di Trapani, contatto con la natura, laboratori di espressione corporea, incontri con magistrati, prefetti e imprenditori che hanno fatto della legalità e della giustizia sociale il segno distintivo del proprio operato. Tutto questo e molto altro ancora è stato il campo internazionale di volontariato di Libera organizzato nell’isola di Favignana, dal 2 all’11 aprile 2015, nell’abito del programma “E!state Liberi”. 
Il campo si è svolto a “Casa Macondo”, un bene sequestrato a un imprenditore vicino alla mafia. Grazie alla tenacia e all’impegno di Michele Rallo, attivista di Legambiente e consigliere comunale del Comune di Favignana, questa villetta è diventata un crocevia di persone, un patrimonio di storie, un luogo dove far crescere la cultura della tutela dell’ambiente e dell’antimafia sociale. Il bene, affidato al circolo Legambiente delle isole Egadi, ospita ogni anno campi di volontariato organizzati da Legambiente e da Libera.

Il nome “Casa Macondo” è un omaggio a Mauro Rostagno, sociologo e giornalista vittima di mafia vissuto parecchi anni fa anche Trapani, che aveva chiamato così il primo centro sociale d’Italia fondato a Milano nel 1977. A sua volta Mauro Rostagno si era ispirato al villaggio di “Cent’anni di solitudine”, capolavoro del premio Nobel per la letteratura Gabriel Garcia Marquez. Non a caso la letteratura ha un peso molto importante nella “costruzione” di Casa Macondo, che ospita la biblioteca dell’isola “Approdi”. E’ una biblioteca “in costante costruzione”, poichè costituita dai libri donati da tutti i partecipanti ai campi di volontariato che si sono svolti qui. “Vogliamo che chi passa da Casa Macondo non lasci solo valuta, ma anche valori” spiega Michele Rallo.

Sono tante le persone che hanno reso possibile il “miracolo” di Casa Macondo,a cominciare da Piero Grillo, giudice per le misure preventive del tribunale di Trapani, che ha creduto in questo progetto e ha assegnato il bene al circolo Legambiente. Ma vogliamo ricordare anche Giuseppe Campo (responsabile del presidio Libera delle isole Egadi “Fulvio Sodano”), Carmine Iovine (giovane scrittore e responsabile del bene confiscato alla camorra “Asharam” a Castellamare di Stabia, che ospita un presidio di Libera e un circolo Legambiente), Barbara Nicolini e Irene Bakkum (attiviste di Legambiente) e, ovviamente, tutti i volontari che si sono susseguiti in questi anni per rimettere a posto la casa e la incantevole pineta che la circonda, ripulire le spiagge circostanti, incontrare i protagonisti della lotta alla mafia nel trapanese.

Il punto di forza di Casa Macondo è la sua capacità di mettere in rete con le diverse realtà dell’isola e della terraferma, di chiamare a raccolta favignanesi e non per parlare della propria esperienza e dare generosamente una mano nella gestione delle attività quotidiane, dalla pulizia della casa alla preparazione dei pasti, dalla logistica all’organizzazione di attività ricreative: Casa Macondo non è una comunità isolata che si crogiola e si trincera nella fierezza del proprio impegno antimafia, ma èun porto aperto a quanti vogliono contribuire alla crescita di questo progetto. Durante questo campo primaverile abbiamo ricevuto costanti visite da parte dei giovani favignanesi che in passato avevano svolto i campi di Legambiente, ma anche da parte della campionessa italiana di windsurf Laura Linares, originaria di Marsala, una delle atlete italiane che collabora con Libera come testimonial dell’impegno contro la mafia e dell’antidoping.

Inoltre, durante il campo è stato possibile vivere Favignana durante la “bassa stagione”, lontana dall’orda di turisti che da giugno a settembre vedono decuplicare la popolazione dell’isola e che sta mettendo a dura prova l’ecosistema. Le passeggiate in bicicletta lungo sentieri semideserti e la scoperta delle viuzze del centro storico addormentato avevano il sapore di un tesoro prezioso, da gustare nel silenzio rotto solo dal sibilo della gelida Tramontana.

Non è semplice lavorare con la consapevolezza che un giorno Casa Macondo potrebbe essere dissequestrata e tornare nelle mani del suo proprietario di origine. Tuttavia Casa Macondo è molto più di una villetta: rappresenta un modo di vivere la legalità, la dimostrazione che quando un bene ridiventa dello Stato può essere uno spazio utile per la comunità. Inoltre, come primo esempio italiano di utilizzo sociale di un bene sequestrato (non ancora confiscato) alla mafia, ha rappresentato un apripista per altre esperienze analoghe che nel frattempo di stanno svolgendo nella stessa Sicilia.

Il campo a Casa Macondo è stato caratterizzato non solo da attività per comprendere meglio le dinamiche locali che portano a episodi di abusivismo, mafia, illegalità, degrado ambientale e abbandono, ma anche da momenti di formazione per approfondire le tematiche su cui lavora da oltre quattro anni Libera International, il laboratorio che opera nel campo di formazione, progettazione, advocacy, campagne di sensibilizzazione. Due referenti di Libera International, presenti per tutta la durata del campo, hanno offerto ai partecipanti una ampia panoramica sulla presenza di organizzazioni criminali internazionali e sulle ramificazioni internazionali di mafia, camorra e ‘ndrangheta; hanno analizzato le infiltrazioni mafiose nei fenomeni migratori, dalla tratta degli esseri umani alla gestione dell’accoglienza una volta che i migranti arrivano sul suolo italiano; hanno presentano le esperienze internazionali di antimafia sociale come ALAS in America Latina, CauceCiudadano in Messico, Casa B in Colombia.

Restando in tema di accoglienza ai migranti, Salvatore Inguì – coordinatore di Libera nella provincia di Trapani – ha parlato della positiva esperienza di “Ciao Ousmane” a Campobello di Mazara, un ex oleificio confiscato alla mafia trasformato per alcuni mesi in campo di accoglienza per i lavoratori stagionali provenienti da ogni parte dell’Africa (senegalesi, sudanesi, ghanesi,tunisini e marocchini) per la raccolta delle olive da tavolada spremitura. Generalmente il numero di questi lavoratori può toccare picchi di 900-1000 unità. Restano accampati nelle periferie della città, senza acqua corrente ed energia elettrica, trovano riparoin baracche costruite con quanto si trova nelle discariche: cartoni, ferraglia, lastre di eternit. La precarietà abitativa e igienica in cui vivono genera malattie nei migranti, malcontento della popolazione (spesso aizzata dal populismo di politici in campagna elettorale). A volte accadono vere e proprie tragedie come quella di Ousmane, il giovane senegalese ucciso dalle ustioni riportate in seguito all’esplosione di una bombola per cucinare. Il campo di accoglienza era stato dedicato alla sua memoria. 

Ma questa situazione non è esclusiva di Campobello di Mazara: i migranti si spostano nello stivale seguendo le stagioni di raccolta di vari generi alimentari. Sono a Caserta e a Foggia per i pomodori,a Rosarno per le arance,a Pachino per i ciliegini e a Campobello per le olive. “Ciao Ousmane” ha rappresentato un valido tentativo di offrire condizioni abitative più decenti a questi migranti lavoratori a cottimo, abituati - fino a quel momento - a vivere in condizioni disperate e pericolose per la propria incolumità, come ha dimostrato la tragica morte di Ousmane. Inoltre è stata una esperienza di collaborazione fra lo Stato e varie realtà associative attive sul territorio trapanese, nonché una spina nel fianco della mafia che avrebbe voluto rimettere le mani sull’oleificio sottratto. 
 
Si è parlato di accoglienza ai migranti anche durante l’incontro con il prefetto Leopoldo Falco a Casa Macondo, un altro momento formativo e informativo di grande intensità. Il prefetto, che vanta una lunga esperienza in territori caratterizzati dalla forte presenza della criminalità organizzata (è stato commissario straordinario presso il Comune di Salemi sciolto per infiltrazioni mafiose e presso il comune di Parghelia, in Calabria), ha raccontato dell’impegno della prefettura per gestire in modo legale gli appalti per gestione dell’accoglienza dei migranti arrivati sulle coste trapanesi negli ultimi anni, delle infiltrazioni mafiose nel settore delle fonti di energia rinnovabile (fotovoltaico) e della creazione dei campi eolici, della fatica per diffondere una cultura della legalità e della giustizia sociale. 
Altro momento di forte impatto emotivo è stata la partecipazione a una udienza del processo dedicato alla trattativa Stato-mafia nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. Si tratta di uno dei processi più importanti degli ultimi anni per fare luce sulle insane connessioni esistenti negli anni Novanta fra Cosa Nostra, forze dell’ordine, massoneria, servizi segretideviati, politica, istituzioni. Accolti dai referenti di Libera Palermo e Libera Sicilia, i partecipanti al campo hanno assistito a una parte del processo e poi hanno visitato la bottega di Libera di piazza Politeama, nel cuore pulsante di Palermo, per conoscere i progetti che il presidio porta avanti sul territorio.

Il campo si è concluso con una visita fondamentale per comprendere in che modo si può concretamente sconfiggere il potere mafioso e reimmettere nel circolo dell’economia legale una azienda confiscata alla mafia. La Calcestruzzi Ericina Libera, sottratta al boss mafioso Vincenzo Virga, è ormai un esempio a livello nazionale di gestione virtuosa di una azienda che ha rischiato il fallimento a causa di una scorretta gestione durante il periodo di amministrazione giudiziaria (1996-2000)e a causa del boicottaggio di cui è stata vittima. Giacomo Messina, presidente della cooperativa dei lavoratori che oggi gestisce la Calcestruzzi Ericina Libera, ha parlato della perseveranza dei lavoratori che si sono costituiti in cooperativa (trasformando il proprio TFR in capitale sociale) e della lotta per restare sul mercato ed essere apprezzati nonostante i prezzi al ribasso di altre aziende che risparmiano sulla sicurezza dei lavoratori o sulle procedure di realizzazione del calcestruzzo. Ma soprattutto ha ricordato la figura del prefetto Fulvio Sodano, che ha svolto un ruolo fondamentale nella rinascita della Calcestruzzi Ericina Libera. Sodano è senza dubbio una delle personalità più rilevanti in Sicilia nella lotta alla mafia. Fra le altre cose, a lui si deve infatti la convocazione degli imprenditori per domandare che, a parità di prezzo del calcestruzzo, gli appalti venissero affidati all'impresa confiscata alla mafia. 

Il resto della storia è tristemente nota. Nel luglio del 2003, all'indomani di quella riunione, Sodano fu trasferito improvvisamente ad Agrigento e fu aspramente accusato da Antonio D’Alì, senatore originario di Trapani e all’epoca dei fatti sottosegretario agli Interni del governo Berlusconi, di aver turbato la libera concorrenza di mercato. Oggi D’Alì è sotto accusa per concorso esterno in associazione mafiosa e in particolare per i suoi rapporti con il clan Messina Denaro a Trapani. I suoi rapporti sono stati dimostrati fino al 1994, ma il reato è caduto in prescrizione. Per ciò che è accaduto dal 1994 in poi, D’Alì è stato assolto e l’accusa ha fatto ricorso in appello. Uno dei due pm che rappresentano l’accusa è Andrea Tarondo, oggi sostituto procuratore al Tribunale di Trapani, presente all’incontro presso la Calcestruzzi Ericina Libera. Ha definito l’azienda “Un autentico campo di battaglia fra lo Stato e la mafia, in cui lo Stato ha vinto”.Tarondo, che vive da quasi da vent’anni in Sicilia e conosce ormai bene le modalità con cui Cosa Nostra è penetrata nell’economia e ha iniziato a fare affari con le grandi aziende, ha descritto le peculiarità della mafia trapanese, caratterizzata da collusioni con massoneria deviata, da una profonda penetrazione nel cuore delle istituzioni (consigli comunali, funzionari, forse dell’ordine, fisco), da un approccio teso alla creazione di un tessuto sociale connivente, da una vocazione all’imprenditorialità che mira a colonizzare interi settori produttivi. Ad esempio quello del calcestruzzo, un business fondamentale in Sicilia perché implica appalti truccati, corruzione dei funzionari pubblici, elargizione di posti di lavoro per garantirsi un cospicuo elettorato, gestione della catena dei fornitori. 
“La Calcestruzzi Ericina è stata una esperienza che ha fatto scuola dal punto di vista investigativo e ci ha fatto comprendere in che modo la mafia cerca di riappropriarsi del bene per vie traverse anche dopo la sua confisca”, ha spiegato Tarondo, “Questo conferma che non è sufficiente confiscare un bene, ma occorre creare le condizioni affinchè sia rimesso in circolo e porti ricchezza alla comunità, come una specie di risarcimento per la deprivazione economica, sociale ed etica inferta dalla mafia”.



Questi sono alcuni degli stimoli che il campo di Libera International ha offerto ai partecipanti. Un patrimonio importante con cui tornare a casa, su cui riflettere e con cui continuare ad alimentare – giorno dopo giorno – il proprio impegno nell’antimafia.

                                                                                                            


Engagement citoyen, éducation informelle, volontariat, débats, rencontres cinématographiques, compréhension des phénomènes mafieux en Sicile et en particulier dans la province de Trapani, contact avec la nature, laboratoires d'expression corporelle, rencontres avec magistrats, préfets et entrepreneurs qui ont fait de la légalité et de la justice sociale leur signe distinctif. Le chantier international de bénévolat de Libera, organisé sur l'île de Favignana du 2 au 11 avril 2015 dans le cadre du programme « E!stateLiberi » a été tout cela et bien plus encore.
Le chantier s'est déroulé à « Casa Macondo », un bien séquestré à un entrepreneur proche de la mafia. Grâce à la ténacité et à l'engagement de Michele Rallo, un activiste de Legambiente et conseiller municipal à Favignana, cette maison s'est transformée pour devenir un lieu de rencontre, un patrimoine d'histoires, un lieu où faire vivre la culture de la sauvegarde de l'environnement et de l'anti-mafia sociale. Le bien, confié à l'antenne Legambiente des îles Egades, accueille chaque année des chantiers de bénévolat organisés par Legambiente et Libera.

Le nom « Casa Macondo » est un hommage à Mauro Rostagno,sociologue et journaliste victime de mafia. Il avait vécu il y a quelques années de cela à Trapani également et avait donné le nom de « Macondo » au premier centre social d'Italie qu'il avait fondé à Milan en 1977. Mauro Rostagno s'était inspiré du village de « Cent ans de solitude », chef d'oeuvre du prix Nobel de littérature Gabriel Garcia Marquez. Ce n'est donc pas un hasard si la littérature a un poids très important dans la« construction » de Casa Macondo, qui héberge la bibliothèque de l'île « Approdi ». C'est une bibliothèque en constante évolution puisqu'elle est constituée de livres apportés par les participants aux divers chantiers de bénévolats. « Nous souhaitons que ceux qui passent par Casa Macondo ne laissent pas seulement une plus-value, mais apportent leurs valeurs » explique Michele Rallo.

Les personnes qui ont rendu possible le « miracle » de Casa Macondo sont nombreuses, à commencer par Piero Grillo, juge aux mesures préventives du tribunal de Trapani, qui a cru en ce projet et a confié le bien à l'antenne locale de Legambiente. Mais il faut aussi parler de Giuseppe Campo (responsable de l'antenne des îles Egades de Libera intitulée à Fulvio Sodano), Carmine Iovine (jeune écrivain, responsable du bien confisqué à la camorra « Asharam »à Castellammare di Stabia, qui héberge les antennes locales deLibera et de Legambiente), Barbara Nicolini et Irene Bakkum(activistes de Legambiente) et évidemment de tous les bénévoles qui se sont succédé ces dernières années pour remettre en état la maison et la pinède enchanteresse dans laquelle elle se trouve,nettoyer les plages des alentours, participer aux rencontres avec les protagonistes de la lutte contre la mafia de la zone de Trapani.

La force de Casa Macondo, c'est sa capacité à mettre en réseau les réalités différentes de l'île et de la terre ferme, à réunir les habitants de Favignana et d'ailleurs pour parler de leur expérience et aider à la gestion des activités quotidiennes :du ménage dans la maison à la préparation des repas, de la logistique aux diverses activités organisées. Casa Macondo n'est pas une communauté isolée qui se retranche dans l'orgueil de son engagement anti-mafia. C'est au contraire un port ouvert à tous ceux qui souhaitent contribuer à faire grandir ce projet. Pendant ce chantier printanier, nous avons eu la visite constante de jeunes habitants de l'île qui avaient dans le passé déjà participé aux chantiers de Legambiente, mais également de la championne italienne de windsurf Laura Linares originaire de Marsala, une des athlètes italiennes qui collabore avec Libera, protagoniste de l'engagement contre la mafia et le dopage.

Par ailleurs, pendant le chantier nous avons eu la chance de voir et vivre Favignana en « basse saison », loin des hordes de touristes qui démultiplient la population de juin à septembre et qui mettent à l'épreuve l'écosystème. Les balades en vélo le long de sentiers à moitié déserts et la découverte des ruelles du centre historique endormi ont eu la saveur d'un trésor précieux,dont on a pu profiter dans le silence, brisé seulement par le sifflement de la tramontane glacée.

Travailler en étant conscients que Casa Macondo pourrait un jour retourner dans les mains de son propriétaire d'origine n'est pas simple. Mais Casa Macondo est bien plus qu'une petite villa : elle représente un mode de vie, dans la légalité ; elle démontre que lorsqu'un bien revient entre les mains de l'Etat il peut devenir un lieu utile à la communauté. Par ailleurs, étant le premier exemple italien d'utilisation sociale d'un bien séquestré (et pas encore confisqué)à la mafia, il constitue un lieu pionnier incitant à faire des expériences similaires.

Le chantier à Casa Macondo a été caractérisé non seulement par des activités permettant de mieux comprendre les dynamiques locales qui mènent vers les abus, la mafia, l'illégalité, la dégradation de l'environnement, mais également par des moments de formations afin d'approfondir les thématiques sur lesquelles Libera International travaille depuis plus de quatre ans, un laboratoire qui agit dans le domaine de la formation, des projets, du plaidoyer et des campagnes de sensibilisation. Deux représentants de Libera International,présents pendant toute la durée du chantier, ont donné aux participants une vue d'ensemble sur la présence des organisations criminelles internationales et les ramifications internationales de la mafia, la camorra et la 'ndrangheta. Ils ont analysé les infiltrations mafieuses dans les phénomènes migratoires, de la traite des êtres humains à la gestion de l'accueil une fois les migrants arrivés sur le territoire italien ; ils ont présentés des expériences d'anti-mafia sociale au niveau international, comme celle d'ALAS en Amérique Latine, CauceCiudadano au Mexique ou Casa Ben Colombie.

Toujours sur la thématique de l'accueil des migrants, Salvatore Inguì (coordonateur de Libera dans la province de Libera) nous a parlé de l'expérience positive de « Ciao Ousmane » à Campobello di Mazara, une ancienne huilerie confisquée à la mafia et transformée pendant quelques mois en centre d'accueil pour travailleurs saisonniers originaires de toute l'Afrique (sénégalais,soudanais, ghanéens, tunisiens et marocains) venus pour la récolte des olives. En général le nombre de travailleurs peut atteindre 900à 1000 personnes. Ils sont parqués dans les périphéries des villes, sans eau potable et sans électricité, ils trouvent refuge dans des cabanes construites à l'aide de matériaux récupérés dans les décharges : carton, ferraille, tôle. Une telle précarité génère maladies et mécontentement de la population(souvent encouragée par le populisme de politiques en campagne électorale). Parfois, des tragédies ont lieu, comme celle d'Ousmane, jeune sénégalais mort à la suite de brûlures contractées lors de l'explosion d'une bonbonne de gaz utilisée pour faire la cuisine. Le centre d'accueil temporaire lui a été dédié.
Mais cette situation n'est pas propre à Campobello de Mazara : les migrants se déplacent dans toute la botte, suivant les récoltes des différents produits. Ils se rendent à Caserte et à Foggia pour les tomates, à Rosarno pour les oranges, à Pachino pour les cerises et à Campobello pour les olives. « Ciao Ousmane »représente une tentative valable d'offrir des conditions de vie plus décentes à ces migrants travailleurs précaires, habitués – au moins jusque là – à vivre dans des conditions de misère, sans garantie pour leur sécurité comme l'a démontré la mort tragique d'Ousmane. En outre, cela représente une expérience de collaboration entre l'Etat et diverses réalités associatives en activité dans la zone de Trapani, mais également et surtout une épine plantée dans les flancs de la mafia qui aurait bien sûr souhaité remettre la main sur l'huilerie.

Nous avons parlé d'accueil des migrants également lors de la rencontre avec le préfet Leopoldo Falco à Casa Macondo, un autre épisode intense de formation et d'information. Le préfet, fort d'une longue expérience dans les territoires caractérisés par une présence marquée de la criminalité organisée (il a été commissaire extraordinaire auprès de la municipalité de Salemi qui avait été dissoute à la suite d'infiltrations mafieuses, mais également auprès de la municipalité de Parghelia, en Calabre), nous a conté l'engagement de la préfecture pour une gestion en toute légalité du marché de l'accueil des migrants arrivés sur les côtes de Trapani ces dernières années. Il nous a aussi parlé des infiltrations mafieuses dans le secteur des énergies renouvelables(le photovoltaïque par exemple) et de la création des champs d'éolienne, ainsi que de la difficulté à diffuser cette culture de la légalité et de la justice sociale.
Un autre moment riche en émotion fut la participation à une audience du procès dédié à la collusion entre l'Etat et la mafia dans la salle-bunker de la prison Ucciardone de Palerme. Il s'agit de l'un des procès les plus importants des dernières années, qui devrait permettre de faire la lumière sur les connexions malsaines qui existaient dans les années 90 entre Cosa Nostra, les forces de l'ordre, la franc-maçonnerie, les services secrets, la politique et les institutions. Nous avons été accueillis par les responsables deLibera Palerme et Libera Sicile, et après avoir assisté à une partie du procès, nous avons pu visiter la boutique de Libera qui se trouve Piazza Politeama, au cœur de Palerme, afin de connaître les projets menés par l'antenne locale sur son territoire.

Le chantier s'est conclu par une visite fondamentale pour comprendre de quelle manière nous pouvons vraiment combattre le pouvoir mafieux et remettre dans les rouages de l'économie légale une entreprise confisquée à la mafia. La Calcestruzzi Ericina Libera (entreprise de béton), retirée au boss mafieux Vincenzo Virga, constitue désormais pour toute l'Italie un exemple de gestion vertueuse d'une entreprise qui a risqué la faillite à cause d'une mauvaise gestion lors de la période de mesure d'administration judiciaire (de 1996 à2000) et du boycott dont elle a été victime. Giacomo Messina, le président de la coopérative de travailleurs qui gère désormais l'entreprise, a parlé de la persévérance des travailleurs qui ont formé une coopérative (transformant leur indemnité de licenciement en capital social) et lutté pour rester sur le marché et être apprécié malgré les prix au rabais d'autres entreprises qui font des économies sur la sécurité des travailleurs ou sur les procédures de réalisation du béton. Mais il a surtout rappelé à notre souvenir la figure du préfet Fulvio Sodano, qui a joué un rôle fondamental dans la renaissance de l'entreprise. Sodano est sans aucun doute l'un des personnages plus importants dans la lutte contre la mafia en Sicile. Entre autres choses, nous lui devons en effet d'avoir fait convoquer les entrepreneurs pour demander que, à la faveur d'un prix unique du béton, les travaux soient confiés à l'entreprise confisquée à la mafia.
La suite de l'histoire est tristement connue. En juillet 2003, au lendemain de cette fameuse réunion, Sodano fut subitement transféré à Agrigento et durement accusé par Antonio D'Alì - sénateur originaire de Trapani et à l'époque des faits sous-secrétaire d'Etat à l'Intérieur, dans le gouvernement Berlusconi, d'avoir perturbé la libre concurrence. Aujourd'hui, D'Alì est mis sous accusation pour concours externe en association mafieuse et en particulier pour ses rapports avec le clan Messina Denaro à Trapani. Ses rapports ont été démontrés jusqu'en 1994, mais il y a désormais prescription. Pour les faits postérieurs à 1994, D'Alì a été acquitté et l'accusation a fait appel devant la cour administrative. Andrea Tarondo, présent lors de la rencontre à la Calcestruzzi Ericina Libera et aujourd'hui substitut du procureur auprès du tribunal de Trapani, incarne l'un des deux parquets qui représentent l'accusation. Selon ses propres mots l'entreprise constitue « un vrai champ de bataille entre l'Etat et la mafia,et c'est l'Etat qui a gagné ». Tarondo, qui vit depuis près de vingt ans en Sicile et connait désormais très bien les modalités d'infiltration de Cosa Nostra dans l'économie et la manière dont elle a commencé à faire affaire avec de grandes entreprises, a décrit les caractéristiques de la mafia de Trapani : collusion avec une franc-maçonnerie dévoyée, pénétration profonde dans le cœur des institutions (conseillers municipaux, fonctionnaires,forces de l'ordre, fisc), approche visant la création d'un tissu social complice, vocation d'entrepreneurs dans le but de coloniser des secteurs entiers de production. Par exemple, le secteur du béton,un business fondamental en Sicile parce qu'il implique des chantiers truqués, tout comme la corruption de fonctionnaires publics, la majoration des postes de travail pour s'assurer un large électorat et la gestion de la chaîne des fournisseurs.
« La Calcestruzzi Ericina est une expérience qui représente un modèle du point de vue de l'investigation et qui nous a fait comprendre de quelle manière la mafia tente de se réapproprier les biens à travers des voies illégales, même après qu'ils ont été confisqués » a expliqué Tarondo. « Cela confirme qu'il ne suffit pas de confisquer un bien, mais qu'il faut aussi créer les conditions pour qu'il soit remis en selle et porte richesse à la communauté, comme une sorte de dédommagement face aux privations économiques, sociales et éthiques infligées par la mafia ».

Voilà quelques unes des impulsions offertes aux bénévoles lors du chantier de Libera International. Un patrimoine important que nous pouvons emporter avec nous, qui va nous aider à réfléchir et à continuer à alimenter, jour après jour, notre engagement dans le domaine de l'anti-mafia.

Di Tiziana Sforza
Traduit par Véronique Strobel





Per approfondire/ Pour aller plus loin:
 

http://www.calcestruzziericina.it/

http://it.wikipedia.org/wiki/Fulvio_Sodano http://www.liberainformazione.org/2015/03/09/nel-nome-di-fulvio-sodano/

http://it.wikipedia.org/wiki/Trattativa_tra_Stato_italiano_e_Cosa_nostra

https://www.facebook.com/presidio.libera.asharam?fref=ts

http://www.liberainformazione.org/2014/11/08/bene-confiscato-ai-boss-diventa-centro-daccoglienza-per-lavoratori-stagionali/

http://www.prefettura.it/trapani/contenuti/47297.htm