giovedì 18 dicembre 2014

DALLA CAMPANIA:STORIE DI RISCATTO





Cortocircuito  – A Napoli,un viaggio tra la gente



Partiamo da Palermo e dopo sei ore di navigazione arriviamo al porto di Napoli.

“Carlo“(non è il suo vero nome) ci viene a prendere in auto,destinazione Castellamare del Golfo. E‘ un amico, un fratello che quotidianamente si spende per la sua terra.

I Fucaracchi di Stabia

Carlo ci racconta che proprio in questi giorni in città ci sarà un gran fremito. La tradizione vuole che ogni anno ,per festeggiare l’immacolata,nella notte tra la domenica e lunedì di festa vengano preparati e accesi dei grandi falò. La leggenda racconta che un pescatore,salvatosi miracolosamente da un naufragio,accese sulla spiaggia un grande fuoco per scaldarsi facendo voto alla Madonna che lo aveva soccorso di seguire la novena.

Una tradizione popolare che coinvolge tutti i quartieri della città di Castellammare di Stabia in quella che si trasforma in una competizione al "Fuocaracchio" più spettacolare. Una bellissima usanza popolare rovinata da connotati non proprio vocati alla fede e alle tradizioni.

Carlo ci racconta che il sindaco e la sua amministrazione comunale per evitare i falò abusivi,poco sicuri e incontrollati,ha redatto una determina autorizzando così solo i "Fuocaracchi" che rispettassero dei requisiti minimi di sicurezza, creando un sistema di controllo in tutti i quartieri a rischio con la presenza delle forze dell'ordine, formando presidi fissi sino a tarda Notte.

Tra i quartieri però la tensione si è inasprita, chi fosse riuscito ad accendere il Fuocaracchio abusivo avrebbe dimostrato il potere del rione alla città.

Chi meglio delle mafie sa approfittare di queste occasioni, speculando sulle tensioni sociali preesistenti in questi quartieri,rafforzandole e sfruttandole a proprio favore?

Il mattino dopo la stampa locale titola le prime pagine così: "IMMACOLATA, PER I FALO' A SCANZANO SASSI E PETARDI CONTRO GLI AGENTI". Un'altro quotidiano recita in questo modo:"FUCARACCHI, SCANZANO HA VINTO!".

A Scanzano ci siamo andati con Carlo.E’ ancora il quartiere bunker della famiglia D'Alessandro e a reggerlo ora che Michele D'Alessandro è in carcere sembra sia la moglie. Abbiamo percorso la stretta e unica via di accesso a questo quartiere,presidiata da telecamere che controllano chi entra e chi esce. Qui i D'Alessandro comandano ancora.

Ed ecco allora che i giornali, ci auguriamo inconsapevolmente, con queste prime pagine hanno legittimato l'egemonia di Scanzano e della famiglia camorrista che vi abita.

Come spesso accade un'altra volta una festa popolare legata a tradizioni cristiane,basti pensare alle processioni e alla malsana abitudine dell’inchino, si trasforma purtroppo in campo di battaglia per l'affermazione del potere mafioso.



Alzando lo sguardo da quelle prime pagine veniamo travolti da paesaggi mozzafiato: il golfo turchese di Castellammare di Stabia, lo scoglio di Rovigliano, l’imponente monte Faito e il cono del Vesuvio. Castellammare un tempo era una delle mete del “Grand Tour", una meta turistica d’eccellenza con centri termali, le sorgenti di 28 tipi di acque minerali, le meravigliose ville archeologiche, il parco di castagni della reggia di Quisisana. Il  porto e il vecchio centro di S. Caterina, erano e restano mete di Grande fascino.

Il rapido declino è cominciato con il terremoto dell’ottanta;da quell'anno Napoli e l'intera Campania è finita in mano a speculatori, al flusso di soldi sporchi spesi  per le ricostruzioni, ai politici "uomini di pietra" che ancora oggi fanno i loro affari e ai guappi di quartiere diventati camorristi.



Santa Caterina

 Santa Caterina è un quartiere storico di poco più di 2000 abitanti, incastonato tra il porto e il monte Faito.
È la notte dell’immacolata e appena entriamo nel quartiere diamo una mano a Carlo a spegnere un fuoco appiccato ad un piccolo cumulo di sacchi di “munnizza”, plastica e carta,sistemato al centro dello strettissimo vicolo. L'aria era irrespirabile e le persone passano indifferenti,quotidianità.

Incontriamo alcune persone che stanno lottando per riportare il quartiere alla bellezza del passato. Ci portano a vedere quello che sono riusciti a fare: ripulito le strade, messo le luminarie natalizie, abbellito con dei murales i muri scrostati. 
Qui lo stato non esiste, è scappato negli anni ottanta: non c'è una scuola, primo presidio di legalità e sviluppo, non c'è una caserma o un presidio statale; il comune passa solo a singhiozzo a prendere i rifiuti ma non pulisce le strade; nemmeno paga le luminarie natalizie, spesate quest' anno da un’auto tassazione  delle persone volenterose del quartiere, da quelli stanchi di aspettare, da quelli che dicono e “mò basta”. Qui il mondo delle associazioni e dei presidi cerca di metter pezze sulle lacune di uno stato assente,sono gli unici fari  che risvegliano dal torpore dell’ indifferenza: c'è l'Asharam, bene sotto confisca dove operano i ragazzi di Legambiente e di Libera, casa della pace e della non violenza che accoglie  migranti alla ricerca di asilo politico e ogni sera  web radio grazie ad un collettivo di giovani; c'è l'associazione buddista Myo, che accoglie tutti e fà da animatore culturale organizzando serate d'arte, musica e spettacolo all'interno dei cortili del quartiere.

Mentre gustiamo in una taverna un piatto di salsiccia e “friarielli” incontriamo una ragazza simpatizzante dell'associazione Myo.Ci racconta che da Stabiese prima dei quarant’anni per paura e pregiudizio non aveva mai messo piede a Santa Caterina, e adesso era lì a mangiare e poi a vedere la cappella della madonnina di quartiere proprio a fianco della villa della famiglia Maresca (i vecchi padroni del quartiere).

Adesso si può, ma negli anni 80 e 90 qui era un far west, raccontato ai tempi dalla penna di Siani. La camorra non è mai stata progresso ma solo distruzione. Santa Caterina è stata trasformata da bellissimo centro storico a piazza di spaccio di eroina e cocaina,ancora prima di Scampia.La camorra qui è stata un cancro,una sanguisuga spietata.

 Tante sono le cose che ancora devono cambiare; dall'inizio dell'anno sette minorenni sono stati arrestati per spaccio nel quartiere, le baby gang fanno ancora proseliti: bambini che non vanno a scuola e che faranno una brutta fine se qualcuno non si occuperà di loro.

Le cose non cambieranno fino a quando non ci sarà una giustizia sociale per questa gente, fino a quando non sarà recuperata memoria e identità culturale.
 Nel quartiere tante e troppe persone sono morte ammazzate e poi dimenticate,nel quartiere sopravvive solo una misera targa per ricordare Raffaele Viviani, grande commediografo famoso nel mondo per le sue opere.

Alla fine Carlo ci porta in un luogo simbolo, una sorta di trincea, il confine  tra il quartiere e il resto della città: un tunnel, un vecchio canale percorribile che serviva da sfogo per le acque piovane. Sino a pochi mesi fa era un cumulo di “monnezza”, oggi è stato illuminato, ripulito e le pareti dipinte con dei bellissimi murales.
Un altro "muro" è stato abbattuto qui a Castellammare.




Cavaliere



Dormiamo a Gragnano, patria e simbolo della pasta  nel mondo.

Visitiamo la meravigliosa ma abbandonata valle dei mulini, poi Carlo si ferma per farci vedere il negozio del salumiere di fiducia dove da bambino andava a farsi fare il panino. Si chiamava Michele Cavaliere, ucciso da un infame agguato la mattina del 19-11-1996. Si era rifiutato di pagare il pizzo, di abbassare la testa davanti al boss di Gragnano, quel Nicola Carfora oggi all'ergastolo per differenti omicidi, lo stesso a cui un neomelodico augurò una presta libertà durante un concerto.



Cortocircuito

 L'ultima storia che Carlo racconta, è quella dell'unica casa editrice e libreria di Scampia: la "Marotta e Cafiero".
Siamo  al centro di Napoli, nel bellissimo teatro Bellini dove la casa editrice gestisce il sottopalco come bar equo e cura un piccolo punto vendita dei suoi libri.

Alla base del bellissimo esempio di imprenditoria giovanile che caratterizza la “Marotta e Cafiero” c'è anche la volontà di tener viva e raccontare una storia.

La storia è quella di Antonio Landini, un giovane disabile ucciso dal piombo della camorra perchè si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Antonio è stato ucciso  due volte, prima sparato e poi dal pregiudizio: perchè considerato camorrista non ha avuto diritto al funerale, la famiglia ha dovuto pagare 15 euro al parroco per celebrare 15 minuti di messa prima della sepoltura.

Antonio non era un camorrista, era un disabile con un forte handicap, un ragazzo con sogni e che voleva vivere. Nascere a Scampia purtroppo è ancora uno stigma.

E' da qui che nasce la “Marotta e Cafiero”, dalla volontà di dare un' alternativa a Scampia,dalla voglia di vivere e di riscattarsi.

Oggi questa piccola casa editrice è un vero Cortocircuito al sistema distruttivo delle mafie.






Carlo

 Aspettiamo in piazza Aldo Moro a Gragnano. Non posso non notare una bellissima statua bronzea che raffigura Moro, imbrattata con della vernice verde. Sotto c’è  un targa:



Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino:  ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell'uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l'uno all'altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo
Aldo Moro




Il nostro pensiero va subito a Carlo, al suo impegno quotidiano, da cittadino, attivista o giornalista che sia, sempre proiettato a quelle parole,sempre teso alla libertà, al rispetto e al dialogo, nella consapevolezza dell’ importanza della condivisione anche nella diversità.

Grazie Carlo.




Mentre scrivevamo questo pezzo, nella notte del 15 dicembre 2014 qualcuno è entrato all'Asharam con vili intenzioni. E' stato appiccato un incendio nell’androne della palazzina che oltre a creare panico tra la gente ha ferito uno dei ragazzi ospitati; il ragazzo se l'è cavata con un gomito rotto e qualche contusione.
Per fortuna null’altro, ma è un segnale che indigna e preoccupa. Il lavoro svolto dall’Asharam e dalle altre associazioni e persone che nel quartiere di Santa Caterina si impegnano quotidianamente per una giustizia sociale è reale e sta dando fastidio a qualcuno. Santa Caterina stà concretamente lottando per il riscatto e forse c'è qualcuno a cui questo dà fastidio.

 NOI CI SENTIAMO TUTTI DI SANTA CATERINA E DIAMO LA MASSIMA SOLIDARIETA' E SOSTEGNO ALL'ASHARAM!.....Nei giorni di tempesta chi è il più forte tra la quercia e il giunco?

mercoledì 17 dicembre 2014

TU AVEVI MAI VISTO BALENE VOLARE?

...Ma da dove arrivano queste tarta-balene volanti??!
Ragazzi stanno arrivando le specialissime,unicissime,fantasticissime magliette di Casa Macondo!!Disegnate a mano,in cotone biologico,nelle varianti marrone e bianco sporco.

Ringraziamo per il disegno la mano di Aurora Fanetti!





lunedì 15 dicembre 2014

RADIO FML



RADIO FML,VOCI DALLE EGADI.


Abitare su un’isola è…
Temperature miti,natura e tanta aria buona, tramonti da cartolina; custoditi da un cielo e una stellata mozzafiato, cullati dal mare e risvegliati dal garrito dei gabbiani.
Vivere su un'isola è la fantasia di molti, ma vivere in un'isola tutto l'anno, anche nel periodo invernale non è proprio come nel sogno.
Ci sono enormi vantaggi, ma anche tanti disagi.
Con il finire dell’estate cominciano le mareggiate e insieme allo spettacolo del mare in tempesta si fà spazio anche l’isolamento; cominciano le scuole e le famiglie si rifugiano a terraferma; il terreno giallo e inaridito si riaccende di tutte le tonalità del verde e con le prime gocce di pioggia spuntano i primi impazienti ciclamini.
In inverno i turisti scappano, la comunità torna la padrona e custode della propria isola ma gli universitari se ne tornano nelle grandi città, i locali chiudono,manca il lavoro, e mangiare una pizza diventa una sfida.
Ma cosa fà chi rimane? Cosa possono inventarsi quei giovani che trascorrono l’inverno sull’isola? Come far coincidere il desiderio di essere isolano con la curiosità,il desiderio di scoperta, la voglia di viaggiare, di sperimentare e riscoprirsi?
Ci si può arrendere,  viverla come una condanna, lamentarsi e scappare. Oppure c’è l’impegno per costruire, per inventare strumenti di lotta contro noia e disillusione.
A Favignana un collettivo di ragazzi giovanissimi ha scelto di inventare; riscoprendo le grandi opportunità di divertimento e socializzazione che un isola può dare anche d’inverno.
Cosa si sono inventati? una piccola web radio.
Il 26 novembre del 2014 dalle 21:30 alle 22:00 viene trasmessa la prima puntata di Radio FML(acronimo di Favignana Marettimo e Levanzo), l’unica e giovanissima radio delle Egadi (ascoltabile su spreaker ma anche sulla pagina fb "Radio FML").
Sono Davide e Ignazio a ideare il palinsesto e a condurre la rubrica chiamata "Mizzica", con musica dal sapore mediterraneo e tante risate.
Poi ci sono Gianluca, Gaspare e Michele che per radio trasmettono anche sapori e profumi: il mercoledì si mettono ai fornelli con la rubrica “S’unne cotto è cauro”,poi ancora Angela e Francesca che ci lasciano a bocca aperta con le curiosità dal mondo.
Sono loro, insieme a tante altre persone che sono e saranno coinvolte, a condurre in diretta da Casa Macondo (villetta sequestrata e affidata a più associazioni delle  Egadi) questa piccola e potentissima radio indipendente.
Così importante perché è diventata un esempio di impegno e socializzazione proprio li dove il contatto con il mondo sembra a volte tanto assente e così lontano.
La radio è diventata una ragione per vedersi e per costruire insieme un' isola più a misura d’uomo,un mezzo per tenere assieme una comunità sparsa per l’Italia e per il mondo:ascoltatori lontani alleviano la nostalgia con voci amiche e piatti tipici.Un modo per far risuonare la propria voce oltre il confine dell’isola.



 I ragazzi della Radio FML non si sono incontrati per caso. Il loro incontro è un pò come continuare a lottare per quello in cui credeva Mauro Rostagno: Combattere per esser cittadini, rivendicando e raccontando la propria terra,vivendola e accarezzandola. "Noi non vogliamo trovare un posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto". Sono queste le storie di cui troppo spesso ci si dimentica e che più di altre andrebbero raccontate.

                                    Ragazzi continuate così,siete meravigliosi.






mercoledì 3 dicembre 2014


                              Volontari,curiosi e Don Luigi Ciotti; tutti ospiti a casa Macondo per
                                      un incontro all'insegna di speranza e impegno.(Estate 2014)

  clicca qui per aprire il video dell'incontro!!

martedì 2 dicembre 2014

La storia dell'inizio






CASA MACONDO

 

A Favignana , nascosta sotto la pineta , se ne stava silenziosa e annoiata una villetta sequestrata ad un imprenditore vicino a cosa nostra.
Ora non è più tanto silenziosa. A maggio del 2014 infatti è stata affidata al circolo Legambiente delle Egadi, presto anche presidio di ‘Libera’.
Si chiama “ Casa Macondo”, Macondo come il villaggio di Cent’anni di solitudine, Macondo come uno dei primi centri sociali d’Italia, quello fondato a Milano nel 1977 da Mauro Rostagno ( attivissimo sociologo e giornalista vittima di mafia).
Il riutilizzo di beni sequestrati è ancora una grande incognita; le criticità e le problematiche lo rendono una vera rarità,ma enormi sono le possibilità che racchiude.
In questo caso i temerari, il Giudice per le misure preventive del tribunale di Trapani Piero Grillo, e il circolo Legambiente Egadi, hanno raccolto la sfida. 
Il circolo quindi si è impegnato a pagare un affitto simbolico, occupandosi a proprie spese della manutenzione ordinaria dell’ immobile.
Tutto questo accade in un arcipelago che vive tutto d’un fiato la stagione estiva, linfa e poi veleno per la comunità che soffre la risacca di un turismo incontrollato: l’esodo delle nuove generazioni, l’isolamento e l’abbandono invernale, lo sfruttamento feroce e impietoso del territorio.
Casa Macondo vuole aprire una finestra luminosa sul mondo, restituire spazi fisici e mentali, assicurare un ponte e un’ancora solida per un isola che non ha nessuna intenzione di andare alla deriva e di cedere alla disillusione.
Nel 2014 Il Circolo Legambiente Egadi, già da anni impegnato nella campagna dei campi di volontariato Libera e Legambiente, ha potuto così ospitare sull’isola sette Campi di volontariato, da Pasqua a settembre.
Sono arrivati più di 90 volontari da tutta Italia che hanno regalato lavoro(2880 ore circa),impegno e tantissimo affetto. 
Il risultato non è stato solo il lavoro pratico: la riqualificazione di un terreno confiscato(i ragazzi hanno lavorato in un terreno strappato al boss Virga), l’enorme lavoro di pulizia delle spiagge e dei bassi fondali, la piantumazione e la cura dei sentieri (i volontari hanno piantato olivi nel campo sportivo,ripulito il sentiero che porta al castello di Santa Caterina e, come ogni anno, riverniciato il ponticello di Punta Lunga).
La più grande vittoria è l’esser riusciti a portare un pò di terraferma sull’isola. 
Il miracolo dello scambio culturale,la possibilità di conoscere e approfondire, esiste per tutti, ospitanti e ospitati.
Il più grande compito dei volontari è quello di rappresentare la vicinanza e il sostegno,di’incarnare quel ponte culturale che serve per tener viva l’isola e la sua comunità. Tanti sono i ragazzi isolani che si sono lasciati coinvolgere e che annualmente hanno la possibilità di mettersi in gioco, di insegnare e imparare, in una lotta comune contro indifferenza e abbandono.
Quest’anno i volontari hanno incontrato Don Luigi Ciotti, il procuratore Marcello Viola, Il giudice Grillo, il magistrato Andrea Tarondo, il referente di libera per la provincia di Trapani Salvatore Inguì e l’attivissima associazione sportiva dell’isola, (la Gulliver) . Si sono confrontati con Alberto Stabile,inviato per la repubblica, sul conflitto israelo-palestinese,con i giornalisti Giacomo Di Girolamo e Rino Giacalone e con la realtà dell’area marina protetta delle isole Egadi(l’area marinala più grande d’Europa).
Soprattutto hanno conosciuto l’arcipelago,i suoi tesori e le sue ferite. 
Casa Macondo si trasforma in un ‘iniezione di ideali e conoscenze; le armi più affilate per chi, in una terra meravigliosa, si batte contro abusivismi, mafia, illegalità, degrado ambientale e abbandono.
Proprio per queste ragioni casa Macondo non può e non vuole fermarsi ai campi di volontariato: vuole rimanere viva tutto l’anno, esser un faro sempre illuminato e un appoggio costante.
Si lavora allora ad una biblioteca al servizio dell’isola, rimpinguata dai libri regalati dai volontari passati e da generosi isolani. Il progetto si chiama “Approdi”: il contenuto di un libro cos’è se non un biglietto gratuito per porti sconosciuti che aspettano di essere esplorati viaggiando sulle ali di immaginazione e curiosità?
E poi ancora, nasce, ospitata a casa Macondo , l’unica radio delle Egadi, radio Fml, una radio indipendente,giovane e(la prima diretta è stata il 26 novembre2014), fatta da giovani, tutti ragazzi Favignanesi che, con coraggio e spirito d’iniziativa, hanno dato vita al progetto. Tutte le sere faranno risuonare entusiasmo e passione nelle case degli ascoltatori,isolani e non.
La ricerca di nuovi progetti compatibili e costruttivi continua:corsi di fotografia e teatro,residenza d’artisti e cineforum,sinergie con altre associazioni e collettivi. I primi passi sono stati fatti, e i percorsi e le possibilità da esplorare sono ancora tante, basta aver il coraggio di accettare la sfida.
Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa (..) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da chi ha l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere , la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio. Henri Laborit