martedì 24 novembre 2015

RESISTERE, ORA E SEMPRE



Sicilia: terra degli aranceti, degli ulivi, del sol; terra, purtroppo, anche di mafia. Ogni anno da tutta
Italia partono centinaia di ragazzi per fare volontariato con Libera o altre associazioni in questa
regione. Molti di loro non sanno che verranno smistati tra beni confiscati e beni sequestrati. La
sottile differenza che corre tra i due è che i primi sono stati ufficialmente espropriati al boss, i
secondi aspettano ancora il verdetto finale del processo. Insomma fare volontariato in Sicilia è un
po' come trovarsi nella finale di una partita di tennis quando la pallina sfiora la rete e per qualche
millesimo di secondo tutti rimangono con il fiato sospeso perché non sanno in quale metà campo
cadrà. Ma questo è anche lo spirito del volontariato: impegnarsi e contribuire a un progetto che
vale la pena sostenere nonostante il suo esito sia appeso a un filo.

Quello che colpisce di più è il fatto che tanti giovani si muovono in questi luoghi e si mettono in
gioco impiegando tempo, soldi e fatica nonostante quella percentuale di possibilità di sconfitta.
Sono i giovani delle nuove generazioni, i giovani che non mollano, che non vogliono vedere l'Italia
morire nelle mani di terribili mafiosi, sono i giovani che ancora credono in un futuro migliore e che
si rimboccano le mani per costruirlo, i giovani che si incazzano quando sentono dire "L'Italia ha la
classe politica che si merita" perché loro da italiani sentono di meritare di molto meglio.

Andare in avanscoperta in queste terre significa coglierne i lati più belli e i lati più terrificanti. Il
mare e le montagne in un unico scorcio, il cielo azzurro, le terre brulle, i paesini caratteristici, il
profumo salmastro che si confonde con quello degli aranci, il dialetto siciliano, la granita, gli
arancini, e poi dall'altra parte c'è il vicino mafioso che impreca e si arrabbia se dei ragazzi
cantano e suonano la chitarra, forze dell'ordine invischiate in affari mafiosi, la maggior parte
dell’edilizia coinvolta in attività illecite, giornalisti che vengono ammazzati perché 'sanno troppo'.

Quando ci chiediamo se è possibile estirpare la mafia e ci rispondiamo di no, sbagliamo! Perché
se pensiamo così significa che abbiamo già perso in partenza, che non abbiamo più speranza,
che abbiamo paura. Noi ci arrendiamo e la mafia ha già vinto. A volte dovremmo ricordarci che la
mafia è fatta da persone e le persone sono coscienze e le coscienze possono essere plasmate.
Se fin da piccoli ci insegnano che chiedere il pizzo è giusto, da grande ci sembrerà normale
chiedere il pizzo. Ma se c'è qualcuno che a gran voce grida che chiedere il pizzo è sbagliato,
ammazzare è sbagliato, riciclare denaro è sbagliato, mangiare sulla pelle della gente è sbagliato
e ti mostra un'altra possibilità allora tu ti trovi a un bivio dove devi scegliere se stare dalla parte
giusta o no. La scelta è quella di convertirti alla mafia, di sottostare alle regole del clan, oppure di
dire "No, io non ci sto. Io valgo di più!".
Da soli forse è impossibile, ma insieme si può e se ho
fatto la volontaria in queste zone è anche perché voglio sapere di non essere sola, voglio sentirmi
libera, voglio resistere. E questo è l'augurio che voglio fare anche a tutti voi!
Arianna

mercoledì 4 novembre 2015


"Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà. All'esistenza di orrendi palazzi sorti all'improvviso con tutto il loro squallore, da operazioni speculative ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perchè in uomini e donne non si insinui più l'abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore"



Questa è una frase celebre di Peppino Impastato, ripresa anche nel film de "I Cento Passi", frase famosa e più volte celebrata.

Le Egadi le amiamo tutti vero, tutti conosciamo le sue bellezze celebrate fin oltre i suoi confini creati dal mare. Ma allora perchè oggi più che mai vedo questa frase, questa affermazione attuale.

Sono Michele Rallo, consigliere comunale di questo arcipelago. Vivo a Favignana anche se lavoro a Trapani. In questi giorni, anzi da divresi mesi vivo la pressione di un piano di lottizzazione che a breve dovrà essere discusso, e quindi approvato o bocciato dal consiglio o la giunta municipale. Quando si tratta di questioni molto importanti e dove ci sono parecchi milioni di euro in ballo, in politica tutto diventa più liquido e non si sa chi deve fare cosa.

Ma a prescindere di chi deve dare il via o definitivamente bocciare questa SPECULAZIONE immobiliare, l'ennesima sulla già piccina isola di Favignana, non riesco a sopportare e tollerare le pressioni che si sta facendo su questa faccenda, che i consiglieri comunali e o chi per loro riceve per far si che questa ennesima speculazione vi si dia inizio. Caso strano vuole che questa richiesta di lottizzazione venga a depositarsi a pochi giorni dell'iter finale che vede finalmente il Piano Regolatore Generale arrivare a traguardo. Forse sarà perchè il PRG non prevede in quell'area delle lottizzazioni? Questo non lo possiamo sapere, ma la sensazione è questa, altrimenti che motivo ci sarebbe di forzare la mano, di cotanta premura di portare questo punto all'ordine del giorno.

E chi sono queste persone, costruttori rispettabilissimi, grandi professionisti che hanno da sempre cementificato il nostro territorio, costruendo case, palazzi, residence e lottizzando aree che una volta erano spazi verdi, terreni coltivati. Però loro danno da lavorare! Vero, ma a chi? Forse a ditte che provengono da Trapani? O qualche briciola resta anche ai favignanesi?

Pure i palazzoni questi signori ci hanno costruito nel passato, li hanno regalati ai posteri, come i borboni hanno regalato la sagoma del castello di s. Caterina. Quando le soprintendenze erano con gli occhi bendati e oggi tutti ci abbiamo fatto l'abitudine, rassegnati a vedere questi obbrobri di cemento, gabbie per grilli, piene di miracolosi ripetitori per cellulari.

Ma allora forse, mi viene da pensare che le nuove ville saranno fatte per i favignanesi, trasferendosi dal palazzone alle nuove abitazioni più belle, e abbattendo il grattacelo dopo che rimarà  vuoto. No, non credo sia così, i favignanesi rimarranno nella gabbia per grilli con in testa tante belle antenne, e le nuove ville saranno vendute a tanti signori dell'alta borghesia che viene da Palermo, Roma, Milano; quelli si che hanno tanti piccioli, quelli si che se lo meritano.

È vero, questo è il progresso, me lo ero dimenticato. Ma è anche vero che il progresso può essere anche di una malattia, di un cancro. E questo per me è il progresso del cancro cemento, del consumo del suolo e della bellezza di questa isola.

In campagna elettorale avevamo detto mai più speculazioni o lottizzazioni, un piano casa per le giovani coppie residenti, edilizia popolare.

Ma ovviamente sono cose difficili da attuare.

Oggi più che mai ritengo che quella frase scritta da Peppino Impastato negli anni settanta a Cinisi, oggi sia aderente alla contemporaneità che viviamo a Favignana, dove dietro ogni angolo ci sono pronti lupi che utilizzano il territorio, la terra come merce. Una volta i nostri antenati la terra era una risorsa, fonte di vita, essa stessa viva. Una villetta bella per quanto possa essere è fredda è una cosa morta. Riscontriamo nel centro storico decine di cartelli vendesi, l'isola piano piano si spopola dei propri residenti, del proprio bagaglio culturale, ma noi continuiamo a voler costruire a tutti costi, facendo crescere la periferia senza soluzione di continuità.

Io sono parte di una rappresentanza di cittadini, quindi chiedo che vengano prima attuati gli strumenti urbanistici adeguati ad una comunità civile che vuol crescere in maniera sostenibile e e abbiano un prospettiva sociale, non solo privatistica, di rendita immobiliare, di ricchezza dei privati.

Questa ulteriore lottizzazione è un'assalto ai beni comuni, se verrà approvata aprirà le porte a tante altre speculazioni lottizzazioni.

Porto qui l'esempio della Francia, un paese latino come il nostro che ha creato una direttiva ove si è deciso di perennizzare il paesaggio, quello agricolo e naturale, mantenendo un appeal turistico importante.

Io dico no a questa lottizzazione, dico di si alla bellezza.



Michele rallo