martedì 5 maggio 2015

ECCO COSA RIMANE



12 aprile 2015, ritorno dal campo di Libera International.


Tornata ieri notte dal campo di Favignana non riuscivo a prendere sonno per i mille pensieri che mi frullavano in testa e oggi, quando ho disfatto  lo zaino e ho buttato tutto in lavatrice, ho capito che il viaggio era davvero finito.
È stato un viaggio intenso, un incontro con persone favolose che so mi porterò nel cuore, perché ho imparato qualcosa da ciascuno di loro. Un privilegio fantastico.

Adesso arriva il momento di metabolizzare tutto e di spargere le sensazioni di questa esperienza nelle giornate comuni. Questo sarà sicuramente il lavoro più difficile.

Ognuno di noi è arrivato a Favignana portato da motivazioni diverse e abbiamo potuto fare un passo indietro dalla nostra vita e dal nostro mondo per vedere quello a cui teniamo di più.
Sono sicura che almeno una cosa ora la condividiamo tutti: non ci vogliamo arrendere al presente.
Arrendersi al presente vorrebbe dire non essere cittadini, ma spettatori. Preferire la tranquilla quotidianità in cui ci dicono cosa mangiare, cosa fare, cosa sognare cancellando il pensiero critico, il diritto di scelta, la libertà di parola. Ingurgitare tutto quello che ci viene dato e non fare domande.
Un pomeriggio Alessia ha detto che dietro il semplice lavoro della pulizia delle spiagge c'è un grande gesto civico e noi l'abbiamo fatto col sorriso sulle labbra.
Essere cittadina però è molto più faticoso che pulire le spiagge dell'isola perché è un lavoro che dura tutta la vita. Sarò in grado di andare avanti senza mollare mai su niente, sapendo di dare fastidio, di rinunciare a vantaggi personali? in difesa di cosa?
A casa Macondo ho toccato con mano il bene comune e almeno per ora una cosa mi è chiara: se domani dovessi accettare che un privilegio che mi viene concesso dovesse calpestare i diritti di un altro, questo campo sarà stato inutile. Se guardassi senza indignarmi e protestare le ingiustizie che subiscono le persone accanto a me, tutti questi splendidi giorni saranno stati inutili.
Per questo servirebbe una casa Macondo in ogni città e paese: per ricordarci di essere cittadini liberi e responsabili e per ricordarci che si può creare una rete di amicizie e relazioni sincere e autentiche, al di là delle logiche di vantaggi e profitti. Servirebbe una casa Macondo per raccontarci le storie di chi difende i diritti di tutti noi con scelte quotidiane,  semplici e poco spettacolari, ma così concrete... per ricordarci delle molte vittime innocenti di mafia e per scoprire la nostra terra e la sua storia, da Lampedusa a Trento e riconquistare i nostri spazi.
E se un giorno dovesse mai arrivare il dissequestro, sono sicura che casa Macondo continuerebbe a vivere, perché tutti i viaggiatori che la vivono se ne portano via un pezzettino per poi ripiantarlo altrove.

Adele

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