Sull’isola
di Favignana, “Casa Macondo” è il primo esempio di riutilizzo sociale di un
bene ancora sotto sequestro alla mafia siciliana.
L’Arcipelago delle
Egadi è un insieme di isole situate nella parte Nord- Ovest della Sicilia, per
la precisione nella provincia di Trapani. Marettimo, Levanzo e Favignana
costituiscono questo bellissimo arcipelago popolato per lo più da pescatori,
dove la natura sembra trovare il suo massimo splendore attraverso un paesaggio
nel quale si alternano montagne, boschi ed acque limpide come il cristallo.
Le risorse naturali ed economiche di cui questi
piccoli borghi dispongono, attirano, però,di volta in volta gli interessi della
criminalità organizzata locale;
bisogna, infatti, tenere anche in considerazione la forte la presenza della
mafia siciliana, Cosa Nostra, nella provincia di Trapani, base d’azione delle
attività dell’attuale Capo dei Capi, Matteo
Messina Denaro. Nonostante ciò, nella più grande delle tre isole, Favignana, comune di circa 1.500
abitanti, si sta vivendo una delle esperienze più significative,ed unica in
certi aspetti, in tema di antimafia
sociale, cittadinanza attiva ed impegno civile.
“Casa Macondo” è il primo bene,attualmente sotto
sequestro alla mafia siciliana, che viene riutilizzato
socialmente. Questa villetta estiva, una volta punto d’incontro dei boss
mafiosi, grazie all’impegno degli attivisti del Circolo Legambiente e del
Presidio Libera delle Egadi e del giudice che ha predisposto l’affidamento del
bene, è stata finalmente riconsegnata alla collettività,
alla società civile. Durante tutto l’anno si svolgono diversi incontri
formativi aperti alla cittadinanza e nei “campi di formazione e d’impegno” organizzati
sia da Legambiente che da Libera, è possibile che cittadini provenienti da
tutta l’Italia vengano a dare il loro contributo e creare momenti di scambio,
che sono il vero motore pulsante della società.
Il nome Casa
Macondo è un omaggio a Mauro Rostagno, giornalista vittima della mafia
perché aveva avuto il coraggio di denunciarla. Rostagno, nel suo passato milanese, fu tra i fondatori nel 1977 di
un centro culturale punto di
riferimento dell’estrema sinistra alternativa chiamandolo proprio Macondo, con
riferimento al quartiere dove si svolgono le vicende del celebre romanzo “Cent’anni
di solitudine”, scritto dall’autore colombiano Gabriel Garcia Marquez.
Ma la Colombia
ritorna ancora una volta nel destino di Casa Macondo quando Michele Rallo,
attivista Libera e Legambiente e co-gestore del bene, durante un’esperienza di
turismo responsabile in Sud America,
si trova catapultato in uno dei più significativi quartieri di Bogotà, Belén.
Lì, si trovò a contatto con una realtà povera e disagiata, dove la criminalità organizzata aveva trovato
terreno fertile. Nonostante ciò, erano presenti anche delle esperienze di
resilienza e riscatto sociale come Casa
B (B sta per Belén), uno spazio di mediazione e
creazione socioculturale creato da un gruppo di persone incontratesi a Berlino
nel 2008 e che hanno deciso di creare questa casa culturale al fine di generare
una serie di processi di rete e di aggregazione, partendo dalle dinamiche
e dalle necessità della comunità locale. Casa B, quindi, diventa allo stesso
tempo esempio e stimolo per Casa Macondo, ispirando la creazione di una
biblioteca sociale aperta a tutti “Approdi” ed attraverso le serate di
cineforum, prendendo spunto proprio dal “Cinehuerta” di Casa B.
Ancora una volta i destini e le azioni
di Europa ed America Latina si intrecciano. Spesso, si crede che sia il vecchio
continente a dover essere da esempio per i “cugini” d’oltreoceano, ma in realtà
abbiamo visto come gli stimoli e gli
interscambi di idee ed esperienze
servano ad entrambe le società, nel tentativo di un impegno ed un riscatto sociale dalle ingiustizie e
dal crimine organizzato.
Francesco Quarta
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