Da villa sotto
sequestro a luogo di incontro, sperimentazione culturale e tutela ambientale.
A pochi
passi dal mare, nell’incantevole cornice dell’isola di Favignana, Casa Macondo racconta una storia di riscatto
nei confronti del potere mafioso e porta addosso «un nome che parla di
giustizia e libertà», afferma Michele Rallo, Legambiente Egadi, co-gestore del
bene confiscato insieme a Libera. Diverse le influenze sulla scelta: un omaggio
a Mauro Rostagno, giornalista vittima della mafia che, nel ’77, aprì a Milano
un omonimo centro culturale autogestito, ispirato al villaggio di “Cent’anni di
solitudine” di Marquez, e il ricordo di Fulvio Sodano, l’ex prefetto di
Trapani, conosciuto per il suo coraggio e per essere riuscito a proteggere da
nuove infiltrazioni mafiose la Calcestruzzi Ericina, ora gestita da una
cooperativa votata alla legalità.
Sporcarsi le
mani, con il sorriso. Dall’assegnazione
del bene a Legambiente, a maggio 2014, Casa
Macondo è diventata un crocevia di persone, parole ed esperienze, dove prendono
vita svariate attività culturali, da Radio FML (Favignana Marettimo e Levanzo,
le tre isole dell’arcipelago), punto di trasmissione di un palinsesto tutto
giovanile, ad Approdi, ricca biblioteca realizzata grazie ai libri donati dai tanti ospiti di
passaggio. A Casa Macondo
si parla anche di resistenza e giustizia e si vive concretamente la
riappropriazione degli spazi, durante i campi di formazione che richiamano volontari
da tutta Europa, in cui si ripuliscono sentieri, si piantumano ulivi, si
realizzano orti sociali o si bonificano le coste dell’isola. Con la
consapevolezza che, quella «settimana fuori dal comune - come scrive un
volontario - ha reso più pulite non solo le spiagge, ma l’intera comunità».
«In futuro
– conclude Rallo - vorremmo investire in una cooperativa sociale, a
dimostrazione che lavorare nel mezzogiorno, con il rispetto dell’ambiente e dei
beni comuni, è ancora possibile».
Come si
convive, però, sapendo che il bene potrebbe tornare nelle mani del proprietario
d’origine? Una cosa è certa. «Anche se, un domani, la villa venisse
dissequestrata, – dice una volontaria – casa Macondo continuerebbe a vivere nel
cuore di tutti coloro che se ne portano via un pezzetto, per ripiantarlo
altrove». Perché, scriveva Marquez, proprio a proposito di Macondo: “mas
que un hogar, la casa era un pueblo”. Più che una casa, era un popolo.
Valentina D’Amora
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